In questo metodo si segue un percorso per comprendere come applicare le regole dell'armonia
per suonare con disinvoltura gradevoli improvvisazioni su una base di accordi e/o
eseguire accordi ed arpeggi per creare una buona base armonica.
Questo metodo astrae dalla componente ritmica e melodica della musica eseguita, nel senso che vale per
qualsiasi tipo di musica -ad eccezione di generi musicali molto rari e particolari, come ad esempio la musica dodecafonica.
Ritmo, Melodia ed Armonia
La componente ritmica della nostra esecuzione dipende dal genere musicale che si esegue, e rimane generalmente
invariata per tutta la composizione.
L'orecchio umano riesce con l'ascolto ad individuare nel ritmo una scansione del tempo da seguire per cercare di riconoscere
cicli, ripetizioni e figurazioni, e dare infine un senso all'intero brano.
La melodia è la linea musicale che esprime un fraseggio, ed è la componente che l'orecchio analizza per prima,
in quanto formata generalmente dalla sequenza delle note più acute, e per questo più distinguibili.
In generale la melodia è ad una singola voce, o comunque cantabile.
La componente armonica è la somma di tutte le note che suonano in ogni singolo istante,
in cui ogni nota ha una sua ragione d'essere, ed è in tal senso in armonia con il fraseggio melodico.
L'orecchio musicale usa tutti i suoni per riconoscere la coerenza tra il fraseggio e l'impasto di tutte le note che lo accompagnano,
e confermare così il significato attribuito al fraseggio.
La componente armonica di un brano può essere identificata con la sequenza di accordi.
L'orecchio musicale
L'orecchio musicale è di due tipi, "relativo" e "assoluto".
L'orecchio relativo percepisce gli intervalli, ma difficilmente riesce ad individuare correttamente una nota, capacità che invece ha l'orecchio assoluto.
Con l'orecchio relativo si può correttamente intonare una
Scala pensando di partire da DO mentre si è partiti da una diversa nota, eventualmente anche stonata.
L'orecchio assoluto è raro, ed occorre molta pratica per mantenerlo. E' come avere un diapason mentale che dà il LA alla frequenza di 440 pulsazioni al secondo!
L'orecchio relativo è più comune di quanto si possa pensare, ed è sufficiente per comprendere la struttura armonica della musica.
L'esatta intonazione è una questione che viene dopo, quando si dovrà suonare con un altro strumento o accompagnare una voce.
Per lo sviluppo dell'orecchio musicale si suggerisce di seguire pattern audio predisposti secondo la "Music Learning Theory" (E.E.Gordon), un approccio orientato ai bambini da zero a cinque anni.
La piccola guida pratica in italiano "Ascolta con lui, canta per lui" (Andrea Apostoli ed Edwin E. Gordon, Edizioni Curci, 2005) contiene un ottimo CD con brani prodotti
secondo i principi della "Music Learning Theory" (MLT) di Gordon.
Sebbene concepiti per la prima infanzia, o forse proprio per questo, l'ascolto è estremamente utile per formare l'orecchio musicale e comprendere la musicalità.
Vedi www.bambini-musik.eu/music-learning-theory e www.aigam.it
Il discorso musicale: Tensione e rilassamento
Ritmo, melodia ed armonia sono tre componenti con cui si sviluppa il discorso musicale che, come un discorso in una lingua qualsiasi,
deve essere "in tema", avere un inizio ed una fine, e procedere con una buona punteggiatura (pause) ed il giusto volume della voce (intensità).
E' questo che l'orecchio/cervello dell'ascoltatore elabora.
Se capisce qualcosa allora quella musica può piacere, altrimenti si distrae e non si interessa.
Ma se la musica è suonata male e l'orecchio lo capisce, è probabile che prima o poi protesterà.
La musica deve quindi creare una qualche tensione per attivare l'attenzione/curiosità dei meccanismi
dell'udito, per poi rilassarla: in quel momento l'orecchio/cervello si senta appagato dal fatto
di avere riconosciuto qualche forma nell'onda sonora che lo investe, cioè di aver dato un senso
al tempo dedicato all'ascolto.
Ed anche qualora non avesse trovato alcuna forma distinguibile, sarà lo stesso appagato perché
non deve più impegnare l'attenzione e può tornare finalmente in relax.
Si parte quindi dalla condizione di un orecchio rilassato: all'inizio del brano l'orecchio attiva l'attenzione,
ma se non succede nulla di nuovo entro breve tempo l'orecchio si distrae e chiude il canale dell'ascolto.
Ci sono molti modi di generare tensione, ad esempio
suonare note più acute o scale ascendenti, aumentare il volume, inserire note "dissonanti", cambiare tonalità;
Di converso per rilassare la tensione generata, si suoneranno note più basse, ad un volume basso, rimuovere e dissonanze, ritornare
alla tonalità di partenza.
Il cambio di tonalità è un modo relativamente semplice di attrarre l'attenzione dell'orecchio di chi ascolta.
Dopo un primo "giro" di accordi, l'orecchio ha "capito" la frase; nel secondo "giro" rimane tutto uguale tranne
che tutte le note -di accordi e melodia- sono "traslate" di qualche tasto verso il basso o verso l'acuto.
L'orecchio capirà in breve che si tratta della medesima frase precedente
sfasata in altezza (più acuta o più bassa), ma non ha ancora abbastanza elementi per capire cosa
succederà alla fine del secondo giro.
Se si ritorna alla base (tonalità di partenza) l'orecchio sarà soddisfatto con la sensazione di aver capito ogni cosa;
se invece la progressione che segue è in una diversa tonalità l'orecchio si chiederà quale logica
collega la sequenza di tonalità, per facilitarsi l'analisi del giro successivo.
Questo procedimento, descritto a grandi linee, implica che l'esecutore saappia come assecondare il desiderio
dell'orecchio di chi ascolta.
Non si tratta certo di suonare brani a richiesta in un pianobar, ma sapere che il nostro sistema musicale
è fatto proprio per comunicare stati emozionali, che a loro volta sono un susseguirsi di stati di attenzione/tensione
e stati di quiete/rilassamento.
Non seguire questo criterio porta l'orecchio ad abbandonare ogni tentativo di comprensione e porsi in una
situazione di distrazione, o mancanza di attenzione -indipendentemente dal fatto che la musica sia eseguita correttamente.