Questi sono i primi rudimenti. Si tratta di concetti semplici e probabilmente già noti, ma che occorre acquisire in modo profondo e formale.
Il suono
Il suono musicale, come qualsiasi fenomeno acustico, è caratterizzato dalla
fusione di 4 variabili fondamentali: altezza, durata, intensità e timbro.
Il timbro dipende dallo strumento suonato, l'intensità è il volume (accento)
con il quale si emette il suono, la durata è in rapporto con il tempo e quindi
con il ritmo.
L'altezza, variabile sulla quale si concentra questo studio, è il numero di vibrazioni (oscillazioni) al secondo di un
corpo che vibra, ad esempio della corda. Il numero di oscillazioni al secondo è
chiamato frequenza. L'altezza dei suoni è ciò che distingue i suoni acuti
(alti) dai suoni gravi (bassi). La frequenza aumenta passando dal grave
all'acuto.
La nota
Nel nostro sistema musicale l'altezza dei suoni è indicata dalla serie di 7 sillabe
(o note) DO, RE, MI, FA, SOL, LA, SI, conclusa nuovamente
da DO in modo da produrre un intervallo da DO a DO di 8 note, chiamato ottava.
L'ottava nota prende quindi lo stesso nome della prima, mentre la sua frequenza è
esattamente il doppio. Questa serie di note si chiama Scala Diatonica Naturale.
La Tastiera
La tastiera del pianoforte ha generalmente 88 tasti, inizia con il LA e comprende più 7 ottave DO-DO.
La figura seguente indica la posizione di tutti i DO sulla tastiera,
ed illustra la relazione tra altezza della nota, tastiera del pianoforte e scrittura sul pentagramma:
Il DO posto sul rigo "sospeso" a metà tra chiave di violino (pentagramma degli acuti) e chiave di basso corrisponde al DO centrale.
Procedendo da sinistra a destra dal primo DO suonando solo i tasti bianchi, le note saranno DO,RE,MI,FA,SOL,LA,SI e nuovamente un DO (all'ottava successiva) che riprende
la stessa sequenza, e così per tutte le ottave della tastiera.
Tasti bianchi
La Scala Diatonica Naturale è quindi la sequenza dei soli tasti bianchi che parte da un qualsiasi DO e termina sul DO all'ottava successiva,
corrispondenti alle note DO,RE,MI,FA,SOL,LA,SI,DO.
Le ottave si ripetono quindi più volte sulla tastiera, ma tutto ciò che serve è comprendere la struttura di una generica ottava DO-DO, o modulo di ottava,
che per convenzione inizia dal DO centrale ma può essere il DO di una qualsiasi ottava.
Tasti neri
Nel pentagramma il tasto nero del pianoforte è indicato da un simbolo chiamato accidente, e può essere bemolle (b) o diesis (#)
L'accidente indica che la nota naturale (e quindi il tasto bianco) corrispondente al rigo o allo spazio su cui è apposto deve essere sostituita con la
nota un semitono più bassa (bemolle) o più alta (diesis).
Un tasto nero conserva il nome della nota che lo precede o che lo segue immediatamente.
Prendiamo ad esempio il tasto bianco SOL: il tasto nero immediatamente precedente si chiama SOLb (sol bemolle) e quello immediatamente successivo si chiama SOL# (sol diesis).
Se prendiamo il tasto bianco LA, avremo che LAb è il nome del tasto nero immediatamente precedente; è facile notare che LAb e SOL# sono lo stesso tasto nero,
cioè sono due modi equivalenti di indicare lo stesso tasto.
Semitono
Suonando tutti i tasti del pianoforte bianchi e neri in sequenza, da
una qualsiasi nota fino alla relativa ottava si ottengono 12 note diverse più
l'ottava. La distanza tra una nota e quella immediatamente adiacente è detta
intervallo di semitono, o semplicemente
semitono.
Il risultato è quindi una
progressione di
12 semitoni, detta
Scala Cromatica, che può essere schematicamente rappresentata sul pentagramma così:
o così:
Tono
La Scala Naturale (DO, RE, MI, ecc.) è detta
diatonica perché le distanze (intervalli) tra le note non sono tutti uguali.
Infatti, tra due tasti bianchi adiacenti a volte c'è un nero in mezzo e a volte no.
Se tra due tasti bianchi adiacenti c'è un tasto nero, la distanza tra i bianchi è di conseguenza di due semitoni.
La somma di due Semitoni prende il nome di Tono.
Indicando con 'S' il Semitono e con 'T' il Tono, a partire dal DO, gli intervalli tra i tasti bianchi saranno
TTSTTTS.
Nonostante la sua semplicità, questa
formula è capace di descrivere tutti i fenomeni armonici del nostro sistema musicale.
Il pentagramma
Saper leggere e suonare al pianoforte musica scritta richiede un lungo studio (solfeggio) e molto esercizio.
Allo stesso tempo
è possibile suonare scale ed accordi ad orecchio, senza leggere -o saper leggere- la musica scritta.
Ciò detto, comprendere l'analogia tra tastiera del pianoforte e pentagramma è estremamente utile perché consente
di interpretare visivamente le partiture di tutti gli standard jazz
raccolti nei famosi "Real Book", e catturarne le informazioni essenziali su cui impostare una improvvisazione.
La struttura del pentagramma si può così riassumere:
Il primo rigo in basso del pentagramma corrisponde a MI.
Salendo nel pentagramma si incontra il primo spazio, corrispondente alla nota seguente, il FA.
Continuando a salire troveremo:
- Il secondo rigo, corrispondente al SOL, a cui segue il secondo spazio corrispondente al LA
- Il terzo rigo, corrispondente al SI, quindi il terzo spazio corrispondente al DO
- Il quarto rigo, corrispondente al RE, quindi il quarto spazio corrispondente al MI
- ed infine il quinto rigo, corrispondente al FA.
Il pentagramma contiene quindi tutte le note naturali, cioè le note della Scala Diatonica Naturale, quindi tutti i tasti bianchi.
A partire dal MI al primo rigo, si arriva al FA dell'ottava superiore (ultimo rigo).
La distanza tra rigo e spazio può essere di un tono o di un semitono.
Sul pentagramma, un accidente apposto prima di una nota indica che un tasto bianco deve essere sostituito da un tasto nero.
Se l'accidente è un diesis (#), il tasto nero sarà quello immediatamente successivo, se è un bemolle (b) sarà il tasto nero immediatamente precedente.
Notazione internazionale
Nella notazione internazionale le note sono indicate dalle 7 lettere A, B, C, D, E, F, G.
Questa notazione si trova in tutte le partiture jazz e nella maggior parte della musica scritta,
non soltanto perché è un linguaggio internazionale ma anche perché con meno caratteri la lettura risulta più rapida.
Tra italiani si può anche parlare a sillabe (DO, RE, MI...), ma si deve comunque sapere leggere la notazione internazionale (C, D, E...)
Per memorizzare questa notazione, pensare al fatto che il LA rappresenta la nota su cui si accordano gli strumenti (LA=440Hz, cioè 440 oscillazioni della corda al secondo),
e che in tal senso è la nota da cui derivano tutte le altre.
La corrispondenza tra le due notazioni è riportata nella tabella seguente: